Uno dei propositi più
gettonati per l’anno nuovo è quello di rimettersi in forma, mangiare meno e
sano.
Le ricerche dimostrano che più delle grandi
porzioni e dell’alto contenuto di grassi e di zuccheri, a farci ingrassare contribuisce l’abitudine dello spuntino. Sgranocchiamo qualcosa mentre guardiamo la TV,
lavoriamo al PC, leggiamo un libro e in tanti altri momenti della giornata in
modo inconsapevole, senza una fame vera e propria. Recentemente gli scienziati hanno scoperto che
mangiare senza fame non solo aumenta il peso, ma è dannoso alla salute. Dallo
studio condotto dal prof Brian Wansink
su 45 studenti è emerso che la glicemia misurata dopo il pasto a base di
carboidrati era nettamente superiore negli studenti che prima di mangiare hanno
dichiarato di non aver fame, rispetto a quelli che si dichiaravano affamati. Il
rialzo dei livelli di glucosio nel sangue dopo l’assunzione del cibo è
fisiologico, ma i picchi eccessivi danneggiano le nostre cellule, perciò per
mantenerci in buona salute dovremmo mangiare solo se abbiamo fame.
In realtà, capire se il corpo
ha veramente fame non è affatto semplice. Pensate a quando, al ristorante, vi sentivate
pieni e poi è passato un cameriere con il
vassoio pieno di dolci da favola …
E’ quello che si dice “mangiare con gli occhi”.
Secondo Jan Chozen Bays, l’autrice di “Mindful eating”
esistono ben 8 tipi di fame:
1. Fame visiva-
induce a mangiare il cibo che attira lo sguardo, si presenta bene. Possiamo
sentirla anche quando vediamo gli spot pubblicitari, guardiamo le trasmissioni
che parlano di cucina o sfogliamo le riviste con le ricette. E’ molto potente,
fa mangiare troppo, soprattutto a chi è stato abituato sin da piccolo a “lasciare
il piatto pulito.”
2. Fame
olfattiva- sentiamo il profumo di pane appena cotto passando davanti al fornaio
e ci viene la fame. Siccome il senso dell’olfatto è collegato alla memoria,
spesso un odore richiama dei ricordi e delle emozioni: il profumo del ragù che
faceva la nonna, e, in un attimo siamo in preda alla fame emozionale.
3. Fame
uditiva- adoriamo il suono delle croccanti patatine che, secondo gli
scienziati, aumenta il piacere di mangiarle. Quando ci troviamo in un locale
con la musica gradevole, siamo propensi a consumare di più e con più gusto.
Quando sentite gli altri parlare del cibo, non vi viene voglia di uno spuntino?
4. Fame
gustativa- la nostra bocca è, secondo Jan Bays, “un’insaziabile caverna del
desiderio”, non ne ha mai abbastanza, ama variare i gusti: dal salato,
all’aspro, al dolce e i contrasti: dolce-amaro, agro-dolce. Le piacciono anche
le varie consistenze del cibo: dal cremoso al croccante. Se le diamo retta…
5. Fame
gastrica- non è affatto semplice individuarla, i crampi allo stomaco e
l’aumento di acidità possono essere dovuti anche ad altre cause come il
reflusso acido o l’ansia. I segnali di pienezza provengono dalla distensione delle pareti dello stomaco quando
il volume del cibo inghiottito aumenta. Per accorgersene occorre l’attenzione e
molta consapevolezza.
6. Fame
cellulare – Si fa sentire in condizioni di carenza di alcuni nutrienti: quando
abbiamo sudato molto e sentiamo il bisogno di bere; ne sono l’esempio alcune “voglie” in
gravidanza o la preferenza per “la minestrina” quando siamo malati
7. Fame
mentale- Sono i pensieri, le conoscenze, le convinzioni riguardo al cibo.
Quando facciamo la spesa, leggiamo le etichette e la mente commenta: “troppe calorie”, “tutti questi grassi
insaturi!”, “non posso mangiare questa roba”, “ mai, e poi mai …”, “non dovrei,
sono a dieta”. Diventa un problema quando perdiamo la naturale saggezza del
corpo riguardo all’alimentazione e ci affidiamo completamente alle informazioni
esterne a noi. Perdiamo la capacità del nostro organismo di autoregolarsi.
8. Fame
emozionale- è legata al ruolo che il cibo ha nella gestione delle emozioni.
Ognuno di noi ha i suoi “cibi confortanti” preferiti: la cioccolata, il gelato,
ecc. Spesso hanno il sapore dolce, perché quando eravamo piccoli gli adulti
volendoci premiare, consolare o mostrare il loro affetto ci offrivano qualcosa
di “buono”. Perciò ancora oggi quando ci sentiamo soli, tristi, ansiosi,
ricorriamo a questi cibi per consolarci
e per mitigare le emozioni scomode difficili da gestire.
Per capire quando il nostro corpo
ha bisogno di mangiare, scegliere il
genere e la quantità giusta dell’alimento, occorre imparare a distinguere tra i
vari tipi di fame. La pratica di consapevolezza (mindfulness) insegna a notare la nostra “esperienza di fame”
con tutte le sue componenti: le sensazioni fisiche, le emozioni e i pensieri.
Prima di mettere un boccone in bocca possiamo chiederci: “Che fame è questa?” e
mangiare consapevolmente.
Le fonti per questo post:
http://www.thecenterformindfuleating.org/
http://mindlesseating.org/