A chi non è mai capitato di consolarsi con qualche
cioccolatino, gratificarsi con un gelato o di festeggiare un felice evento mangiando la torta? Fa parte delle nostre
abitudini.
Molte persone utilizzano il cibo per incrementare le sensazioni di
piacere, oppure per gestire lo stress, le emozioni scomode, i momenti conflittuali nelle relazioni o le memorie
traumatiche.
Il mangiare è una strategia di controllo delle emozioni economica e facile da attuare- il cibo è
sempre a portata di mano. Nel frigorifero, o nella dispensa, nel distributore
automatico in ufficio, in un bar o al supermercato.
Il cibo ci fa sentire meglio,
lo impariamo sin da piccoli succhiando il latte! A volte ci distrae dalle
situazioni difficili e diventa un’ossessione, siamo continuamente focalizzati
sul mangiare senza rendercene conto.
La fame nervosa è così potente, perché usare il cibo per calmarsi funziona, anche se per pochi istanti. Quando sei stressato e ti viene in
mente il tuo cibo preferito e lo mangi, ti senti immediatamente sollevato. Il cervello
registra questo come un successo e si crea un circolo vizioso simile a quello
della dipendenza. In effetti , i cibi ricchi in zucchero, sale, grassi
provocano il rilascio di dopamina in modo simile a quanto succede nel cervello
di un consumatore di droghe. L’effetto positivo è effimero e si lascia dietro i
sensi di colpa, fallimento, delusione e rabbia- tutte le emozioni difficili da
tollerare. Potremmo ritrovarci presto a volerle sopprimere …mangiando.
Il punto è
che non possiamo smettere di mangiare, è una necessità vitale, dobbiamo dunque imparare di più sul modo di rispondere allo
stress e alle emozioni per trovare le alternative più sane, interrompere il
circolo vizioso, acquisire la consapevolezza che ci permetterà di fare le
scelte razionali piuttosto che cedere al impulso.
Tra gli interventi più
efficaci che permettono di migliorare il
rapporto con il cibo e con il corpo è oggi considerata la mindfulness, da anni
sperimentata con successo nei protocolli per la riduzione dello stress, della
depressione e per la prevenzione delle ricadute nelle dipendenze. Mindfulness o “piena consapevolezza” è una
modalità particolare di vivere un’esperienza in modo consapevole, non
giudicante, essendo presenti momento per momento a tutto ciò che succede fuori
e dentro di noi. Nel ambito della relazione con il cibo, l’allenamento alla
mindfulness costituisce la base dei
programmi di mindful eating (mangiare consapevole). Secondo l’autrice di uno di
questi programmi, Jean Kristeller, mangiare consapevolmente è:
- Prestare attenzione deliberatamente alla esperienza del cibo e del mangiare, senza giudicare
- Diventare consapevoli INTERNAMENTE (riconoscere pensieri, emozioni, fame, sapore, pienezza) ed ESTERNAMENTE (conoscere valore nutrizionale di vari cibi)
- Riconoscere le differenze fra la FAME FISICA e gli altri stimoli come le emozioni, i pensieri, le pressioni sociali
- Scegliere, per quanto possibile, i cibi che ci piacciono e che nutrono il corpo
- Sperimentare il sapore del cibo e quanto questo può cambiare il morso dopo morso
- Notare come la pienezza cresce nello stomaco e come ci si sente dopo aver mangiato a sufficienza
- Usare le informazioni sui valori nutrizionali ed energetici del cibo per fare le scelte più adatte su che cosa e quando mangiare
- Investire meno tempo ed energie nelle preoccupazioni riguardo al cibo e più nelle cose importanti della vita
Riferimenti per questo post:
“The Joy of half a Cookie: using Mindfulness to Lose Weight
and End the Struggle with Food” di Jean Kristeller e Alisa Bowman
“50 modi per vincere la Fame Nervosa” di Susan Albers
“Mindful Eating” di Jan Chozen Bays