Una delle strategie più comuni che le
persone mettono in atto per non sentire le emozioni spiacevoli è
mangiare, anzi abbuffarsi, sopratutto di cibi dolci e grassi. E' il
risultato dell'elevato livello di glicocorticoidi prodotti
dall'organismo in risposta allo stress. Lo stress cronico, in
particolare, si caratterizza per la presenza prolungata di alti
livelli di cortisolo nel sangue, che oltre ad altri effetti nocivi,
ha la capacità di stimolare appetito proprio per gli alimenti dal
gusto dolce e salato.
Paradossalmente, i più soggetti a
reagire con un'abbuffata allo stress sono gli individui che, in condizioni
normali, esercitano fermamente un efficace controllo sulla propria
alimentazione, limitano attivamente la quantità del cibo ingerito,
scelgono i prodotti più salutari e con meno calorie, leggono le
etichette nutrizionali, si documentano, cioè quelli che sono sempre
un po' "a dieta", i mangiatori "misurati", come
li chiama Robert Sapolsky. Quando le cose vanno male, la tensione,
l'ansia, l'angoscia o la delusione diventano insopportabili, molte
persone calmano l'agitazione speluzzicando o decidono di essere
gentili con se stessi, di gratificarsi con qualcosa che normalmente
li manca. Sapolsky mette in guardia tutti i "mangiatori
misurati":"se è nell'assunzione del cibo che di norma vi
limitate, ecco che butterete giù una scatola di biscotti al
cioccolato".
L'alternativa al controllo? L'ACT
(Acceptance and Commitment Therapy) ne propone una: la
consapevolezza attraverso la pratica di mindfulness. Aver un rapporto consapevole con il cibo vuol dire
essere presenti a se stessi, in contatto con il corpo, accettare le
emozioni "scomode", sganciarsi dai pensieri catastrofici,
giudicanti, inutili, prendendo prospettiva; vivere nel presente e
impegnarsi in quel che conta.
Per cominciare inizia il tuo prossimo
pasto eliminando tutte le distrazioni (il PC, la TV, la radio, il
giornale o la conversazione), nota l'aspetto del cibo prima di
metterlo in bocca, i colori, la forma. Senti il profumo che emana.
Mastica lentamente ogni boccone notando la consistenza e la seguenza
dei sapori, nota le tue sensazioni corporee, il passaggio del cibo
nell'esofago, il senso di pienezza, di appagamento, di sazietà...
Buon appetito!
Bibliografia:
- Robert M. Sapolsky, Perché alle zebre non viene l'ulcera? (2006)
- http://psicoterapiatoscana.blogspot.it/2012/02/act-la-terapia-dellazione-di-jolanta.html
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