mercoledì 3 novembre 2010

L'uomo pensa solo al...

sesso, ovviamente! E' inutile negare, la neuropsichiatra americana Louann Bizendine afferma che gli uomini ci pensano ogni 52 secondi, mentre alle donne capita al massimo 3-4 volte al giorno, e, nel suo libro "Il cervello delle donne" (Rizzoli, 2007), spiega anche perchè: "nei maschi, i centri cerebrali correlati al sesso sono circa due volte più grandi delle strutture analoghe nel cervello femminile".

Questo determina la migliore capacità di elaborare le fantasie sessuali e porta ad un bisogno fisiologico di eiaculare frequentemente.
Il responsabile delle differenze è il testosterone, che già all'ottava settimana di vita intrauterina provoca nel maschio il maggiore sviluppo delle aree cerebrali dell'ipotalamo responsabili del comportamento sessuale.

Lo sviluppo delle connessioni sessuali nel cervello maschile subisce poi un'accelerazione a partire dalla pubertà, quando la quantità di testosterone aumenta di venticinque volte.
Il testosterone è presente anche nelle donne, è indispensabile per l'impulso sessuale, condiziona il comportamento seduttivo, l'attrazione, ma la sua quantità nel maschio è di circa cento volte superiore.

Anche il significato che i due sessi attribuiscono all'atto sessuale è, di conseguenza, diverso. Per l'uomo fare il sesso è importante come per la donna lo è aver un dialogo con il proprio partner.
Se la moglie si rifiuta di fare l'amore, il marito può sospettare un tradimento, pensando che lo faccia con quancun'altro. La donna invece, comincerà ad avere dubbi sulla fedeltà del compagno quando questo smetterà di parlarle!  

sabato 30 ottobre 2010

Scienza della seduzione

Avete organizzato tutto a regola d'arte: le luci soffuse, buon vino, la musica romantica, l'atmosfera rilassante, e...non ha funzionato? Ovvio, questo modo di sedurre è scientificamente sbagliato! Richard Wiseman, l'autore di "Quirkology" lo spiega raccontando un esperimento effettuato nel 1974 da psicologi Dutton e Aron sul fiume Capilano.


Il fiume Capilano, a nord di Vancouver, Canada, offre un'importante attrazione turistica: un ponte di legno sospeso all'altezza di ben 70 metri il cui attraversamento procura forti emozioni a folle di turisti.

    
         Gli scienziati hanno diviso i volontari maschi in due gruppi: l'uno attraversava il fiume sul ponte sospeso, l'altro utilizzava il più basso, moderno, ponte carrabile. A metà percorso, tutti quanti venivano fermati da una ricercatrice con la scusa di un'intervista, al termine della quale la donna si mostrava disponibile a lasciare il proprio numero di telefono per un eventuale incontro di approfondimento sul lavoro che stava svolgendo.

Il risultato? Gli uomini sul ponte traballante erano più propensi ad accettare il numero e, successivamente, erano in maggior numero a contattare la ricercatrice rispetto a quelli che l'hanno incontrata sul ponte solido.

Quando incontriamo una persona che ci piace, aumenta il nostro battito cardiaco. L'esperimento di Dutton e Aron dimostra che è vero anche il contrario: quando abbiamo il battito accellerato per qualunque ragione, siamo più disponibili a provare l'attrazione per chi incontriamo in quella circostanza.
L'attraversamento della passerella sospesa sopra le rocce provocava il batticuore non solo ai turisti, ma anche ai volontari dell'esperimento, perciò l'intervistatrice li sembrava più attraente.

In conclusione, per "rimorchiare"seguite il consiglio di Wiseman: "avrete maggiori probabilità di successo andando a un concerto rock, salendo sulle montagne russe o guardando un film di orrore".

Uno speciale avvertimento per i maschietti: attenti a non sbagliare la prima mossa! La donna decide se siete interessanti entro i primi 30 secondi dell'incontro!

Altre curiosità sul sito di Richard Wiseman

lunedì 18 ottobre 2010

E' come sembra?


La capacità di individuare il legame fra la causa e l'effetto ci permette di valutare la realtà, dare le spiegazioni agli eventi, fare le previsioni sul futuro e mettere ordine nella nostra esistenza.
La nostra mente è così abituata a collegare gli avvenimenti, che a volte lo fa ...a sproposito, trovando un nesso causale nelle situazioni assolutamente casuali.

Succede per le superstizioni, quando attribuiamo la causalità di un evento negativo al gatto nero che ci ha attraversato la strada, o quando ci sentiamo responsabili per aver pensato una cosa che poi si è realizzata, per esempio, per aver mandato gli accidenti a qualcuno che poi si è rotto la gamba.
Il problema è di distinguere le correlazioni causali vere da quelle illusorie, come afferma Matteo Motterlini nel libro "Trappole mentali" (BUR Saggi, 2010). Come capire se due eventi che accadono uno dopo l'altro siano correlati o indipendenti?

L'autore illustra come la nostra mente, non riuscendo ad identificare le relazioni causali rilevanti, inventa semplicemente ciò che si aspetta di osservare.
Cita, a proposito, un famoso esperimento che 50 anni fa dimostrava come il test di Rorschach eseguito su pazienti omossessuali veniva interpretato da psicoanalisti in modo da trovare una correlazione fra il risultato del test e la diagnosi di omossessualità, perchè era ciò che si aspettavano di trovare.

"Il pericolo", secondo Motterlini, "è fondare l'intera vita quotidiana su una serie di correlazioni illusorie"e finire come "il tacchino induttivista" di Bertrand Russell.

Che cosa è successo al tacchino? Vedendosi recapitare il cibo tutte le mattine alle 9 si era convinto che ci fosse una correlazione causale, e rassicurato, aspettava il mangime anche la mattina della vigilia di Natale... ma ebbe una brutta sorpresa...

sabato 9 ottobre 2010

Comincio domani...

Vi è mai capitato di rimandare la preparazione di un esame all’ultimo momento? Avete pensato di iniziare una dieta lunedì perché il sabato si esce con gli amici e la domenica si pranza dalla nonna…, ecc.?

Se prima di mettervi a lavorare perdete tempo, controllate la posta elettronica, facebook, o vi prendete un ennesimo caffè, forse fate parte di quel 20% della popolazione generale che si considera “procrastinatore cronico”.

Joseph Ferrari dell’Università De Paul di Chicago distingue tre tipi di procrastinatori:

Eccitato:
ricerca il brivido e l’euforia facendo le cose all’ultimo momento. E’ convinto di essere più creativo e di rendere meglio quando si trova sotto pressione.

Sfuggente:
cerca di evitare la paura del fallimento o del successo. In ogni caso teme ciò che gli altri possano pensare di lui. Preferisce essere giudicato come uno svogliato, piuttosto che un’incapace o un fallito.

Indeciso:
non prende nessuna decisione e quindi non agisce. Evita in questo modo di assumersi la responsabilità per l’esito delle proprie azioni.

La procrastinazione non è innata, è un atteggiamento che s’impara nell’ambiente familiare in modo indiretto. L’abitudine di rimandare è la risposta al comportamento molto autoritario del genitore. Il padre troppo rigido e severo ostacola lo sviluppo delle capacità di autoregolazione dei figli, impedendoli di agire autonomamente. Di conseguenza la procrastinazione può diventare una forma di ribellione.

Dal punto di vista culturale, la procrastinazione è abbastanza tollerata, anche da chi ne è “colpito”. Tuttavia le sue conseguenze possono essere gravi: oltre al mancato raggiungimento del successo personale o professionale può danneggiare la salute. Una ricerca sugli studenti di un college americano ha dimostrato un abbassamento delle difese immunitarie con una maggiore probabilità di contrarre influenza, raffreddore o disturbi intestinali. Le difficoltà di autoregolazione possono portare all’aumento del consumo di alcol e droghe.
Cosa fare? Leggi il post "Smettere di rimandare...da subito!"

La notizia proviene dall’articolo di Hara Estroff Marano pubblicato su Psychology Today


Il foglio bianco vi spaventa? Quando dovete scrivere qualcosa cercate le scuse per rimandare?

Guardatevi questo video:

Procrastination

lunedì 27 settembre 2010

Attento a come sorridi!

“Lei sorride con gli occhi” diciamo spesso di chi ha un bel sorriso, aperto e radioso. E’ un modo di dire che ha una solida base scientifica. In un sorriso sincero e spontaneo sono coinvolti oltre ai muscoli della bocca (zigomatici), anche gli orbicolari situati attorno agli occhi. I muscoli orbicolari, contraendosi abbassano le sopracciglia, sollevano le guance, causando così la comparsa delle piccole rughe agli angoli degli occhi.
Il sorriso finto, “di circostanza”, deriva dalla contrattura volontaria dei soli muscoli zigomatici maggiori che alzano gli angoli delle labbra. Visto, che l’azione dei muscoli orbicolari è involontaria, osservando il contorno degli occhi di una persona che sorride, possiamo capire se il suo sorriso è autentico o fasullo.
Questa scoperta del neurologo francese dell’ottocento Guillaume Duchenne de Boulogne permette anche di prevedere la qualità della vita delle persone in base al loro sorriso.
Dacher Keltner e Lee Ann Harker dell’Università della California hanno esaminato le foto di cinquant’anni fa scattate alle150 sorridenti studentesse di un collegio nel primo giorno di scuola. Le ragazze partecipanti alla ricerca fornivano nei successivi 50 anni le notizie sulla loro vita. Le conclusioni di questo studio stabiliscono che le partecipanti che sulla foto mostravano un sorriso autentico, avevano molte più probabilità di contrarre un matrimonio duraturo, di essere più sane e felici nel corso della loro vita!

Questa notizia, e molte altre interessanti, troverete nel libro dello psicologo inglese Richard Wiseman “Quirkology” Ed. Adriano Salani spa, Milano 2009.

domenica 12 settembre 2010

Sei pigro? Colpa dei tuoi geni!

Le ricerche sul genoma umano progrediscono velocemente svelando le basi ereditarie di molte patologie, ma anche dei comportamenti umani che finora venivano considerati come espressione del carattere o del temperamento di un individuo.
Per esempio, l’attitudine all’esercizio fisico o la preferenza per un pisolino sul divano sembrano anch’esse geneticamente trasmesse.
Lo dimostra la ricerca condotta dal dott. Thodore Garland Jr, biologo dell’Università californiana Riverside, che ha studiato diverse generazioni di cavie allevate in modo selettivo, evidenziando che i topi che preferivano la corsa generavano la prole con la stessa preferenza.
Il dott. Garland ipotizza la possibilità di un intervento farmacologico per incrementare il livello di fitness, affermando che”in futuro il farmaco potrebbe rendere più piacevole ad alcune persone l’impegno nell’attività fisica e alle altre far percepire meno confortevole l’immobilità protratta nel tempo”.
La notizia proviene dal sito dell’Università Riverside. Guardatevi anche il video del dott. Garland che illustra i risultati del suo lavoro.

Quindi un giorno, forse, ci sarà una pillola per il tennis, la palestra, il footing ecc… Nel frattempo a noi pigri non resta che usare la forza di volontà e ...il buon senso.

sabato 4 settembre 2010

Le pulizie di casa possono diventare una nuova forma di terapia?

Se lo chiede lo psichiatra Robert T. London in un articolo pubblicato su www.univadis.it.
Il dott. London parte dall’osservazione che sono in notevole aumento le richieste di aiuto da parte di persone che lamentano la disorganizzazione nella loro vita quotidiana, sono in preda alla confusione, vivono nel caos, soffocati dal disordine in casa e al lavoro. La tendenza ad accumulare vari oggetti,ad ingombrare spazi, ad ammucchiare qualsiasi cosa è spesso presente nel Disturbo Ossessivo Compulsivo, ma “l’accaparramento” si può riscontrare anche nei malati di schizofrenia, abuso di sostanze, anoressia, autismo e di altre patologie psichiatriche, tanto che il nuovo manuale DSM-5 comprenderà probabilmente anche un Disturbo da “accaparramento”.
L’autore descrive una nuova categoria lavorativa, sempre più popolare negli USA: gli organizzatori professionisti che, accanto ad esperti in medicine alternative, maestri di yoga e nutrizionisti, vengono interpellati da persone che soffrono di …una vita incasinata. Il compito degli organizzatori è quello di aiutare i clienti a mettere in ordine, ripulire passo dopo passo l’ambiente in cui vivono e lavorano. Il dott. London nota inoltre che le strategie utilizzate da questi professionisti assomigliano a tecniche cognitivo- comportamentali e conclude che “non possiamo ignorare questi esponenti di discipline e di formazioni diverse che per ragioni lavorative hanno a che fare con i potenziali disturbi mentali”.

La mia immaginazione a questo punto evoca scenari apocalittici. Nel Bel Paese, dove il pezzo di carta conta più delle reali competenze, già vedo la pioggia di denunce contro le colf per l’abuso delle professioni sanitarie, seguita dal pullulare di scuole, istituti, enti ed associazioni che organizzano i corsi di formazione per un ambito diploma di “Assistente domestica esperta in tecniche riabilitative di risistemazione ambienti casa/ufficio”.
Suona bene, vero?