giovedì 28 aprile 2011

Magra, non magra, magra....

...recita Geppy in uno spot pubblicitario, ma il problema del peso affligge molti di noi.
Chiunque abbia mai provato a mettersi a dieta, sa quanto è difficile mantenere un regime calorico ridotto per lungo tempo, perchè la dieta funziona...finchè la fai!
    La nostra mente è un bastian contrario, appena cerchiamo di non pensare al cibo .. arrivano i pensieri che ce lo fanno ricordare.
    Provate voi stessi: decidete di non mangiare più qualcosa che vi piace molto, un giorno, due, tre... e poi? Probabilmente proverete uno stimolo forte a trasgredire..un desiderio irrefrenabile di quella cosa di cui vi state privando.

Allen Carr, l'autore del bestseller "E' facile smettere di fumare se sai come farlo", che ha aiutato milioni di persone ad abbandonare il fumo, ha elaborato un suo programma alimentare basato sui cibi naturali e lo propone nel libro "E' facile controllare il peso se sai come farlo" (ed. EWI, 2009).
Per scoprire quali cibi siano i più adatti all'uomo Allen Carr prende spunto dal mondo degli animali. 
A quale animale somiglia di più l'uomo sapiens? Ci piaccia, o no, alla scimmia. E cosa mangia il nostro cugino scimpanzé?...esatto! Le banane! Persino il nostro gusto lo testimonierebbe: sin da piccoli preferiamo i sapori dolci, perchè la frutta matura è dolce! I nutrizionisti obietterebbero subito che una dieta a base di frutta e verdura porterebbe sicuramente ad una carenza di proteine e di calcio.

Carr non è un integralista radicale e parla di alimentazione prevalente, non esclusiva. Del resto anche le scimmie si concedono qualche volta una succulenta larva ricca di proteine. Per quanto riguarda il calcio, l'autore porta ad esempio l'elefante che ha una massa ossea, comprese le zanne, molto più grande di noi e...non soffre di osteoporosi pur non mangiando lo yogurt arricchito, ne altri latticini. 
   


Non sarebbe stato meglio, forse, fare una scorpacciata di banane o un'indigestione d'insalata?!

lunedì 11 aprile 2011

Medita, che ti passa...

     Non ha controindicazioni ed è accessibile a tutti!     
Il  nuovo antidolorifico si chiama mindfulness, ossia la meditazione di consapevolezza. Non si tratta di una pratica ascetica dei monaci tibetani,  né di una trovata New Age ad effetto mediatico.
   
Mindfulness proviene dalla tradizione buddista theravada, ma le sue tecniche sono state adattate al modo di vivere occidentale e in pratica consiste nel “porre l’attenzione intenzionalmente, nel momento presente, in modo non giudicante”  (J.Kabat-Zinn).  
  Le terapie basate sulla meditazione, oltre ad avere l'efficacia clinica, si sono rivelate in grado di  modificare la struttura di alcune aree cerebrali.  
E’ stato documentato, per esempio, un ispessimento dell’ippocampo, l’area importante per l’apprendimento e per la memoria, nei partecipanti al  programma di Riduzione dello Stress basato su mindfulness (MBSR). La diminuzione dello stress si accompagnava anche alla riduzione della densità cellulare nell’amigdala coinvolta nelle manifestazioni dell’ansia, della paura e dello stress.

L’ultima ricerca condotta da Fedel Zeidan del Wake Forest Baptist Medical Center in North Carolina dimostra che quattro sedute di mindfulness di 20 minuti ciascuna possono ridurre del 40 per cento l’intensità del dolore percepito, contro appena  il 25 per cento dei farmaci analgesici, compresa la morfina.  La risonanza magnetica (RMI-SLA) effettuata dopo le sedute di mindfulness ai volontari sottoposti ad uno stimolo termico doloroso,  ha visualizzato la riduzione dell’attività della corteccia somatosensoriale nella quale ha l'origine la sensazione di dolore e l’aumento dell’attività nelle aree responsabili della elaborazione dell’esperienza dolorosa a partire dai segnali  provenienti dal corpo.

I partecipanti allo studio non avevano mai meditato prima!  Questo dovrebbe incoraggiare chi di voi pensi che per  praticare la mindfulness debba rinchiudersi per molto tempo in qualche monastero…Per cominciare, o per curiosità, leggi qualche libro di Jon Kabat-Zinn..

Riferimenti:

giovedì 24 marzo 2011

Il pregiudizio viene da lontano

     
         La distinzione  fra “noi” e “loro” in base alle differenze raziali, politiche o religiose ha causato conflitti, guerre e stragi delle quali abbonda la storia dell’umanità. La tendenza a discriminare gli “altri” estranei  non è nata però con il genere umano, ma risale probabilmente all’epoca dell’antenato comune fra noi e le scimmie, cioè, a 25 milioni di anni fa. 
Lo confermano le ricerche dell’equipe della Yale University diretta dalla psicologa Laurie Santos che ha scoperto la presenza di “pregiudizio”  nel comportamento  dei macachi  rhesus di Cayo Santiago, un`isola al largo di Puerto Rico. 


I macachi  vivono in gruppi  piuttosto flessibili, all’interno dei quali molti individui si spostano nell’arco della loro vita. Gli scienziati hanno mostrato ai macachi le foto dei loro simili, alcuni appartenenti allo stesso gruppo, altri ad un branco diverso, misurando la durata di attenzione che le scimmie dedicavano ai singoli volti. E’ noto che gli animali fissano più a lungo le cose nuove e potenzialmente pericolose e, infatti,  le scimmie scrutavano con insistenza gli individui estranei al loro gruppo.  Riconoscevano come estranei anche gli ex membri del branco, quelli che ne facevano parte fino a poco tempo prima. 
Gli studiosi hanno verificato ( tramite test IAT), che le scimmie non si limitavano al riconoscimento dei volti, ma li  associavano a cose “buone” (frutta) o cattive (ragni). I macachi valutano, proprio come noi umani,  in modo positivo i soggetti appartenenti al proprio gruppo mentre guardano con sospetto gli estranei.

In base a questi risultati, la tendenza dell’uomo  a non gradire i “diversi da se” sembra evoluzionisticamente molto radicata, perciò difficile da modificare. “La buona notizia è” dice Larie Santos “che persino i macachi sono flessibili nel considerare gli altri ora dentro, ora fuori dal gruppo. Se troviamo un modo di potenziare questa flessibilità potremmo  diventare una specie un po’ più tollerante”.

La notizia proviene da:  Yale Daily  Bulletin

                                                                              Guarda il video dell’esperimento

martedì 1 marzo 2011

Smettere di rimandare..da subito!

Rimandi la preparazione di un esame, o salti la sessione? Non è una tragedia, ma se capita più volte potrebbe farti sentire in colpa, inadeguato e oltre a compromettere la tua autostima, rallentare il tuo percorso universitario. 
Del perché procrastiniamo ne abbiamo già parlato nel post  “Comincio domani”, adesso vediamo come si fa a smettere!  La ricetta è semplice:  fai qualunque cosa stavi rimandando … solo per qualche minuto. Se devi  studiare, concentrati sui libri per mezzora soltanto e subito. Poi farai tutto quello che vorrai. Se devi riordinare l’armadio, metti a posto solo un cassetto, al resto ci penserai dopo.
 Richard Wiseman descrive le basi scientifiche della regola “solo per qualche minuto” nel  libro “59 secondi. Pensa poco, cambia molto” ( Salani Ed., 2010). Il metodo si basa sulle osservazioni di una psicologa russa degli anni venti , Bluma Zeigarnik. La studiosa aveva assegnato ad un gruppo di volontari vari compiti, come mettere oggetti in una scatola, o impilare i ripiani. In alcuni casi ha fatto interrompere l’operazione prima che fosse finita e poi ha fatto descrivere a tutti i partecipanti le azioni che hanno dovuto compiere. L’esperimento ha svelato che le azioni non portate a termine, interrotte, vengono ricordate con più facilità, si imprimono meglio nella mente delle persone. L’inizio di ogni attività crea nel cervello un’attivazione simile all’ansia che ritorna alla “calma” quando l’impegno è portato a termine. Un' interruzione, che impedisce di  completare il lavoro, mantiene viva l’ansia che ci perseguita finchè non abbiamo finito ciò che era rimasto in sospeso. 
“I procrastinatori,” scrive Wiseman, “rimandano spesso l’inizio di certe attività perché sono intimoriti dalla mole di lavoro che li attende”. Una volta persuasi di dedicarsi al compito “solo per qualche minuto”, riescono, di solito, ad arrivare fino in fondo.

Prova anche tu ad applicare questo metodo e oggi studia per mezzora soltanto  e, se per  te non funziona, se non ti viene voglia di continuare, pazienza! Sei stato bravo comunque: mezzora è meglio di niente!  Fai lo stesso domani,  dopo domani… e dopo ancora…

Leggi anche: Comincio domani

domenica 13 febbraio 2011

L'amore passionale e la routine quotidiana...

 Mi sono fatta contagiare anch'io dal clima effervescente dei festeggiamenti di San Valentino e voglio scrivere qualcosa sull'amore. 

Nelle coppie un po' datate, per esempio, come si fa a coniugare la passione con la routine? Potete farvi un'idea delle difficoltà che potrebbero nascere nei momenti più intimi, leggendo questa poesia del noto comico Flavio Oreglio pubblicata nel libro scritto a più mani "Love. L'amore ai tempi del viagra" (Mondadori, 2003).

"I tuoi vestiti buttati sul divano...
Il reggiseno sull'abat-jour...
Le mutandine fra i giornali...
La tavola ancora imbandita
con una coppa di champagne
rovesciata su una sedia...
E tu sei lì,
nuda
sul letto
mi guardi
e io ho già capito...
Vaffanculo,
anche stasera tocca a me rimettere tutto in
ordine!!!"

venerdì 11 febbraio 2011

A San Valentino fai un gesto d'amore...per la Terra!

                
           


    


     Sai qual'è l'impatto della festa di San Valentino sull’ambiente? Ecco quello che, con ogni probabilità, succederà fra qualche giorno solo negli Stati Uniti:
  • -          198 milioni di rose vendute dai fioristi americani
  • -          141 milioni di cartoline con auguri, cuoricini, mielose rime, ecc.
  • -          14,1 bilioni di dollari che, secondo le previsioni, gli americani spenderanno complessivamente per i festeggiamenti

Tutto questo produrrà una grande  quantità  di rifiuti solidi e comporterà un enorme  consumo di risorse naturali.   
    
   Se non vuoi rinunciare alle manifestazioni d’affetto media-comandate, puoi  parteciparvi in modo eco- responsabile, come suggerisce Kendra Abkowitz del dipartimento di Sostenibilità e Gestione ambiente dell’Università di Vanderbilt:
  • -          Invia auguri/cartoline on-line invece di cartacei, o se proprio non puoi, usa la carta riciclata e ricicla le cartoline  ricevute
  • -          Regala le piante in vaso, o alberelli da piantare, piuttosto che i fiori recisi
  • -          Offri  solo il cioccolato proveniente dal commercio solidale
  • -          Fai con il tuo/ la tua dolce metà una gita romantica in un’oasi WWF, un parco nazionale, una riserva e sostieni le organizzazioni ambientaliste
  • -          Consuma la cena in un locale dove servono i prodotti locali (a km 0), slow food, organici, o prepara tu stesso una cenetta a base di prodotti scelti con questo criterio
  • -          Promettiti di vivere, da ora in poi, in un modo più “verde”. Bastano pochi accorgimenti: spegni la luce quando esci dalla stanza, il computer quando vai a letto, il riscaldamento quando lasci la casa o l’ufficio per un periodo più lungo, fai funzionare la lavatrice e la lavastoviglie solo a pieno carico e stampa o scrivi possibilmente su tutti e due lati del foglio.
Listen: Go green for Valentine's celebration




lunedì 7 febbraio 2011

Doping a base di verdure

 Quando eravamo piccoli e guardavamo le avventure di Braccio di Ferro ci dicevano che dovevamo mangiare le verdure per diventare forti come lui. Quell’irascibile, oggi ultranovantenne marinaio, mangiava gli spinaci e aveva ragione: il consumo degli ortaggi a foglia verde migliora il lavoro muscolare.     

   L’effetto è dovuto alla presenza di nitrati inorganici che al contatto con la flora batterica del cavo orale si trasformano in ossido nitrico noto da tempo come sostanza capace di dilatare i vasi sanguigni e di abbassare la pressione arteriosa. Recentemente  Eddie Weitzberg di Karolinska Institutet di Stoccolma ha scoperto un’altra funzione dell’ossido nitrico:  la sua presenza aumenta  l’efficienza dei mitocondri, organuli  responsabili della respirazione cellulare.  
Weitzberg  ha somministrato per tre giorni ad un gruppo di volontari  la quantità di nitrati equivalente ad un piatto di spinaci  e ha osservato la diminuzione del consumo di ossigeno durante l’attività fisica  aerobica. Sembra che l’ossido nitrico riduca  i livelli delle proteine che frenano il lavoro del mitocondrio.

Dott. Weittzberg precisa che si tratta di  nitrati normalmente presenti nella frutta e nella verdura e non degli  integratori chimici.  Perciò dopatevi pure, se volete, ma …con un piatto di spinaci o con qualche barbabietola.

La notizia proviene dal sito www.sciencedaily.com