
Kelly G. Wilson spiega il perchè di questo atteggiamento nel libro "Mindfulness for two" (2008, New Harbinger Publications, Inc.) raccontando la storia dell'orso e del cespuglio di more.
Due ominidi preistorici, uscendo dalla caverna, scorgono un'ombra nella savana. Uno di loro dice "Scappiamo, è un orso!", l'altro risponde "Ma no, è un cespuglio di more!". Mentre quello più cauto si ritira nella caverna, il suo compagno fa una scorpacciata di more e la sera racconta orgoglioso la sua avventura ad altri cavernicoli. L'indomani la storia si ripete, l'uomo prudente rientra nella caverna e l'altro mangia le more, e così giorno dopo giorno. Finchè, una sera, il cavernicolo spavaldo manca all'appello e... non tornerà mai più. Così il suo compagno si appropria degli averi dello sventurato, prende la sua mazza, la pelle di mammuth e la sua femmina.
Dice Kelly Wilson: "Noi siamo i figli, dei figli, dei figli di quello che si è salvato scappando nella caverna". La selezione naturale ha privilegiato la dote di prudenza. Per questo motivo interpretiamo la situazione incerta o ambigua come pericolosa.
Vorremmo, a tutti i costi, sapere, essere sicuri, conoscere il futuro. Ci facciamo un'infinità di domande su cosa succederà, come andrà domani, come staremo, se riusciremo a fare questo o quello, ecc., le domande senza risposta che spesso non fanno altro che portare la sofferenza, il tormento e ...l'ansia.
Leggi di più: www.mindfulnessfortwo.com
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